Meno oggetto, più pensiero.
Questa è la sintesi che Tim Brown fa in un video di ormai 13 anni e di cui c’è ancora bisogno oggi per capire cosa sia il design e quali le sue vere opportunità.
Oggi – design – è una parola che si usa molto, ma ancora lascia aperti alcuni malintesi, perché il suo campo semantico è diventato molto più vasto.
La parole deriva dal francese dessein, disegno, che si sviluppa dalla radice latina di signum / segno.
Quando parliamo di design, in effetti, pensiamo subito alla forma degli oggetti: una sedia design, un tavolo design, una macchina, una casa, una borsa e così via.
Questo punto di vista, che si limita a vedere la forma, l’aspetto esteriore, sebbene sia molto importante, ci porta, tuttavia, a percepire il design come qualcosa di finito e di statico, e non come a un processo.
Per questo motivo il designing, inteso come processo di progettazione, è spesso affiancato alla parola thinking.
Design Thinking è un approccio, un metodo che parte da un problema e – seguendo una sequenza ben definita di tappe – arriva a proporre e testare una serie di soluzioni, che sovente diventano straordinarie innovazioni.
Thinking sta per dire questo:
Non mi interessa la forma, prima di tutto mi interessa la persona e mi interessa aiutarla a risolvere il suo problema.
Event Designing
In che modo il design si può innestare nella progettazione degli eventi?
Per me, design vuol dire cambiare mindset.
Vuol dire pensare al progetto in modo diverso, dinamico e realmente trasformativo.
La progettazione è un flusso.

Cioè vuol dire che quando devo cambiare, risolvere, progettare non realizzo una cosa (per esempio un servizio dentro il mio evento) e la finisco là.
Vuol dire che io:
- prima mi chiedo quale sia il vero problema
- poi raccolgo informazioni per ipotizzare una o più soluzioni
- che cerco di verificare e testare.
Il designer mescola conoscenze

Nel metodo tradizionale ognuno progetta dentro il proprio ambito.
Negli eventi sarebbe un accrediti con accrediti, media operation con media operation, hospitality con hospitalty e così via. Tutt’al più si fanno riunioni miste in cui dico di cosa ho bisogno, ma senza coinvolgere il team di media operations per progettare un desk in area hospitality, per esempio.
Il designer però è una persona molto curiosa e vuole sapere cosa hanno da dire anche quelle persone che non si occupano proprio del suo settore, vuole nutrirsi del loro sapere, delle loro esperienze e del loro punto di vista.
Mescolare conoscenze è la base per l’innovazione.
Significa arricchirsi di dati e informazioni, ma anche di sensibilità.
Se io cerco la soluzione con un sacco di altre persone di settori diversi, sicuramente avrò soluzioni alle quali io da sola chiusa nel mio settore non ci sarei mai arrivata.
Il designer mindset è human centered

Non mi interessa l’oggetto, mi interessa la persona che deve usare quell’oggetto.
E dunque dell’accredito, per fare un esempio, non mi interessa il badge, mi interessa la persona che lo avrà al collo, ma anche la persona che dovrà leggerlo al varco di ingresso.
Non mi interessa cioè il servizio. Mi interessa l’esperienza.
Il designer è felice quando incappa in qualche errore

In genere quando le cose non vanno ci disperiamo o cerchiamo i colpevoli.
Il designer gioisce perché l’errore è conoscenza, è apprendimento, è una breccia per innovare e cambiare.
Anche solo da un punto di vista energetico vale la pena amare l’errore invece che odiarlo. Produciamo energie ben diverse che influiscono non poco sul nostro benessere.
E se non ti ho convito, guarda questo libro. Anche gli errori possono essere ispiranti.
Ecco allora: il design può essere davvero utile anche nella progettazione degli eventi.
- Per il suo essere human centered → e negli eventi sono le persone con le loro emozioni o con il loro know how a creare il valore.
- Per il suo essere co-creativo → gli eventi sono un microcosmo concentrato e vale la pensa intersecare tutti i saperi che contiene.
- Per il suo essere una sequenza → l’evento in sé è dinamico, in divenire e così deve essere la sua progettazione.
Per esempio.
- Considera solo un settore, un aspetto del tuo evento: nel progettarlo sperimenta l’approccio del design, verifica come reagisce la tua squadra, nutri una cultura della condivisone, dell’interscambio
- Nel dopo-evento considera ogni errore come una nuova possibilità e scegline uno in particolare per sperimentare con un gruppo di lavoro dedicato a questo approccio.
- Chiedi ai tuoi spettatori: fai una serie di interviste a chi frequenta il tuo evento e scopri un punto, un suggerimento sul quale potresti lavorare. Prendilo come un dono, crea il gruppo di designer del tuo evento.
Insomma: apri la mente e divertiti a sperimentare per avviare un nuovo approccio per progettare i tuoi eventi.
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D come Design
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La foto in testa a questo post è di Francesco Patrinostro.